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LE TOMBE DI FILETTI SUPERIORE

A seguito del ritrovamento dell’urna cineraria in località Filetti Superiore di Aquino, i tecnici della Soprintendenza archeologica di Roma intuirono che a poca distanza ci dovessero essere altre tombe, anche perché lungo la via Latina che porta a Piedimonte, a pochi metri da lì, mentre si procedeva a sistemazioni stradali, erano venute alla luce alcune tombe molto frammentate.


Fecero richiesta al loro Ente perché programmasse una campagna di scavi in quel punto per verificare tale ipotesi. E così poco più di un anno dopo, tra fine gennaio e inizio febbraio del 2000 iniziarono gli scavi a pochi metri dal punto del ritrovamento dell’urna cineraria. L’ipotesi che era stata avanzata, si rivelò esatta.


A nemmeno un metro al di sotto del livello della strada asfaltata che corre lì a fianco, gli scavi portarono al ritrovamento di tre tombe, due di persone adulte, una più distante, di un bambino; ai piedi poi della seconda tomba, venne ritrovato lo scheletro che affiorava dalla nuda terra e che non era stato sepolto in una tomba di terracotta come gli altri tre defunti. Si trattava tra l’altro di una persona molto alta, oltre un metro e ottanta, cosa non troppo usuale in quell’epoca.


Gli scavi durarono un paio di settimane; furono rimosse le lastre in terracotta che coprivano a forma di tetto le due tombe, e poi molto lentamente fu rimossa la terra che copriva le ceneri dei due corpi, che furono bruciati all’epoca della loro sepoltura su una cassa o su un letto funerario.

Tra la terra si trovarono molti chiodi, tracce di foglie bruciate, una moneta (che come si sa accompagnava i defunti perché pagassero Caronte per il trasporto nell’al di là) e anche diverse borchie e anelli appartenenti ad un cinturone che faceva parte del vestiario del defunto.

Durante i lavori di scavo, furono presenti molti curiosi e abitanti della zona, nonché diverse scolaresche, sia di Aquino che di altri paesi che assisterono a diverse fasi di questi scavi, che venivano anche illustrati dai tecnici della soprintendenza che seguivano l’intervento.


Al limite delle tombe ritrovate, venne anche alla luce un tratto di strada formata da ciottoli e che si dipartiva dalla via Latina per addentrarsi all’interno del terreno.

Allora furono rimosse sia le lastre delle tombe, sia le ossa dello scheletro, che tra l’altro era molto ben conservato, e sia gli elementi metallici del vestiario.

Molti di questi reperti di terracotta furono portati nel magazzino del Museo di Aquino. Si deve rilevare però, che oltre a smantellare quelle tombe, altro non è stato fatto dalla Soprintendenza.


A dieci anni di distanza, le lastre sono ancora in deposito e allo stato attuale non esiste nemmeno una relazione scientifica di quel ritrovamento; è per questo che spesso ci si chiede a che cosa servono tali smantellamenti (distruzioni), dato che quello è un territorio di campagna, e quel terreno non doveva essere sottoposto a nessun intervento di tipo edilizio.


Quel piccolo sepolcreto, probabilmente di una villa della zona, poteva benissimo rimanere dov’era, studiato e ricoperto, ma non distrutto come invece è stato fatto, dato che è più che certo, quelle tombe non saranno mai ricostruite al chiuso, e quindi non ci sarà mai nemmeno un uso “didattico” di questi reperti.


Oggi a quello che si sa, questa che state leggendo e vedendo, è l’unica illustrazione presentata al pubblico di quegli scavi….. eppure per effettuarli la Soprintendenza archeologica spese una bella sommetta….. cose che succedono spesso.


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