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8^ RASSEGNA DEI “CORI”

SALUTO E RICORDO DI SEVERINO GAZZELLONI

28.11.1992

 

Per alcuni anni la diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo ha organizzato una rassegna di canti corali che si esibiscono in diverse chiese della stessa diocesi, singolarmente e a gruppi.
La rassegna si è aperta con una solenne messa nella cattedrale di Aquino, messa accompagnata da tutte le corali che vi partecipano.
La stessa rassegna, finché è durata, nella cattedrale di Sora si concludeva.
In occasione della rassegna tenuta nel 1992, il sindaco ha porto ai partecipanti il saluto che segue:

 

Ecc.za reverendissima , reverendissimi parroci, ospiti dei centri della diocesi, concittadini, a voi per la seconda volta, il benvenuto nella mia Città, mio e dell’Amministrazione che rappresento, in occasione dell’apertura solenne e suggestiva di questa ottava rassegna delle corali, che partendo da Aquino, porteranno la loro bravura e il loro entusiasmo nelle diverse comunità e nelle diverse chiese che da sempre arricchiscono le realtà religiose, sociali e artistiche della nostra terra.
Ottava rassegna, come notavo; già questo dato testimonia come questa manifestazione sia stata accolta dalla nostra gente e come essa sia divenuta appuntamento culturale ormai classico, nonostante le difficoltà organizzative e anche finanziarie che non mancano mai, anche in iniziative tanto valide.
Nonostante questo, anche quest’anno tutte le corali sono qui, ad accompagnare con un’unica voce, la celebrazione liturgica officiata dal pastore di questa nostra chiesa. La felice realtà di questo appuntamento che si rinnova di anno in anno, indubbiamente va a grande merito delle corali e dei loro direttori, ma soprattutto va a merito della commissione diocesana di musica sacra presieduta da don Antonio Sacchetti, da pochi giorni parroco aggiunto di Arce, a cui rivolgo i miei più sentiti auguri e a cui esprimo il mio compiacimento per questo nuovo, gravoso impegno al servizio di quella comunità cittadina e parrocchiale.
Ormai nelle parrocchie della nostra diocesi, le corali sono una bella e incoraggiante realtà, e lo sono sicuramente anche per merito di questa rassegna che ha assunto una funzione diciamo così, “promozionale” e funge da traino e da traccia per quanti, giovani e meno giovani si sentono incoraggiati a seguire la strada della musica in generale e di quella sacro in particolare.
E, come notavo in altra occasione, solo in questo modo si assicura il ricambio e la possibilità per le singole chiese locali, di continuare ad essere arricchite da uno degli elementi più qualificanti della liturgia cristiana, il canto corale, diretto e incoraggiato dagli stessi gruppi corali.
Anche in questo campo perciò, sollecitando l’impegno di tanti giovani, la Chiesa funge da valvola di sfogo e incanala, come ha sempre fatto, il desiderio e la voglia d’impegno volontario per i tanti e sono tanti, per i quali si aprirebbero altre strade, non sempre sicure e percorribili.
Fra i tanti, è un altro punto che va a merito delle attività sociali della Chiesa perché toglie tanti giovani dalle strade, e va a merito delle attività a favore della conservazione del patrimonio culturale di cui la Chiesa è sempre stata la principale promotrice: in questo caso del patrimonio musicale e del recupero, secondo lo spirito del Vaticano II, dell’usanza dei primi secoli di vita della Chiesa, quando era tutta l’assemblea a cantare inni e salmi, secondo il costume ebraico.
In seguito con lo stupendo canto gregoriano, e con la nascita delle “scholae cantorum” si pose termine a questa usanza e si accentuò il distacco dai fedeli di quelli che cantavano, fedeli che assistevano soltanto a quelle che potevano considerarsi delle vere e proprie espressioni di virtuosismo vocale.
Oggi questo distacco non esiste più: l’assemblea dei fedeli, come nei primi tempi, è tornata ad essere protagonista, anche con la partecipazione al canto: le antiche scole cantorum si sono trasformate nelle nuove corali che essenzialmente hanno il ruolo di animatrici delle assemblee dei fedeli.
Perciò, dopo alcuni anni di stasi immediatamente successivi al Concilio ecumenico, anni in cui si affermava una certa confusione in questo campo, i gruppi corali hanno ripreso forza e il loro numero si è moltiplicato, allargando il campo d’intervento e il repertorio riuscendo a conciliare molto bene il loro ruolo specifico di animatori della funzione liturgica con quello artistico musicale vero e proprio con brani che vanno dai canti della religiosità popolare, ai pezzi dei grandi compositori sia di musica sacra che profana.
E’ anche per questo che è da apprezzare il fatto che questa rassegna di volta in volta venga accostata a importanti ricorrenze celebrative.
L’anno scorso il bicentenario di Mozart, quest’anno quello di Rossini, il grande compositore di Pesaro di cui si celebra il duecentesimo anniversario della nascita. Di lui si vuole ricordare l’altezza delle composizioni e la semplicità della vita: l’autore di opere elevatissime composizioni sacre come lo “Stabat Mater” e l’uomo gioviale e amabile.
Quindi questa nostra rassegna, occasione anche di ampliamento dei nostri interessi e della nostra cultura musicale che non deve rimanere ristretta nel solo ambito della musica moderna, come in troppi casi e per troppa gente accade.
E in questo contesto e in questa occasione non si può non ricordare altresì la figura di un grandissimo esecutore scomparso domenica scorsa, giorno della ricorrenza di Santa Cecilia patrona della musica, come ha anche ricordato mons. Chiarinelli, e cioè del maestro Severino Gazzelloni conterraneo della vicina Roccasecca, città in cui ha voluto essere sepolto, flautista sublime e irraggiungibile, unanimemente riconosciuto come uno dei maggiori di questo secolo. Di lui vogliamo ricordare oltre che la sua eccezionale abilità interpretativa e il suo straordinario talento musicale, l’amore profondo e radicato per questa sua e nostra terra, amore che ha sempre rimarcato e sempre conservato, nonostante abbia seguito in lungo e largo le strade del mondo. Ci piace pensare che in qualche luogo i suoni angelici del suo magico flauto continuino a diffondersi leggeri e soavi.
Anche dal maestro scomparso che attraverso il suo flauto ha fatto conoscere i grandi del passato anche agli strati più popolari, ci viene idealmente un incoraggiamento a proseguire il cammino di cui questa serata è solo una tappa. Ecco perché e fondamentale per la Chiesa che il canto corale trovi sempre nuova linfa, e questo come ho già accennato è importante anche per la società civile perché veicolo di aggregazione e di elevazione culturale.
Per tali motivi auspico che questa rassegna prosegua nel tempo e sia sempre più seguita: per questo auspico che i giovani partecipino sempre più numerosi e che dalla gente sia seguita con particolare simpatia e trovi incoraggiamento di enti e cittadini.
Intanto, nel concludere questo breve saluto, non posso non ringraziare di nuovo e con calore tutte le corali che sono qui presenti stasera; i loro direttori e i loro fondatori, don Antonio Sacchetti che ancora una volta ha voluto iniziare la rassegna partendo da questa chiesa-cattedrale: a lui va anche il merito di aver ampliato gli orizzonti e di aver contribuito a portare alcune corali al di là dell’oceano.
Un ringraziamento particolare, me lo consentirete, va alla corale della mia Città che sotto l’esperta guida di don Luigi Casatelli è riuscita a raggiungere una grande perfezione interpretativa e a don Battista Colafrancesco fondatore in anni lontani dell’allora scola cantorum.
Infine un saluto particolarmente caloroso al vescovo di questa diocesi mons. Chiarinelli per l’attenzione che presta e l’incoraggiamento che dà a questa come alle altre attività tese all’elevazione spirituale, culturale e sociale dei cittadini della sua diocesi.
A lui va anche il ringraziamento dei miei concittadini per la partecipazione con cui ha sempre seguito le vicende oltre che di questa chiesa, anche di questa Città.

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