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Commemorazione di don Battista a 5 anni dalla scomparsa
1 Luglio 2007

l primo luglio del 2007 ricorreva il quinto anniversario della scomparsa di don Battista Colafrancesco, parroco di Aquino per oltre 50 anni e punto di riferimento di tutta la Città.
In questa occasione l’Amministrazione comunale ha voluto ricordare e rendere omaggio alla sua figura, con alcune iniziative che lo ricorderanno anche alle future generazioni.
La Città gli ha dedicato la strada del “suo” seminario in cui ha operato gran parte della sua vita, una mostra di fotografie nella sala consiliare del palazzo comunale, e una targa marmorea affissa sulla facciata della chieda del cimitero comunale.
In occasione dello scoprimento della targa ha celebrato una messa all’estrno della chiesa il suo seccessore don Mario Milanese e il sindaco Grincia lo ha ricordato con le parole che seguono:  


Davanti alla chiesa del cimitero comunale aquinate, il sindaco di Aquino Grincia, commemora la figura di don Battista Colafrancesco, parroco"storico" di Aquino, a cinque anni dalla scomparsa.

 

 


Un momento della commemorazione di don Battista Colafrancesco, tenuta dal sindaco Antonino Grincia all'interno del cimitero di Aquino, a cinque anni dalla morte.

 

Giusto cinque anni fa, la scomparsa di don Battista Colafrancesco, un uomo e una figura che negli ultimi settant’anni per Aquino, sono stati uno, se non il principale, punto di riferimento per diverse generazioni di Aquinati.
Io, che per diversi anni ci ho lavorato accanto, e la civica Amministrazione che rappresenta la Città, abbiamo voluto ricordarlo con le iniziative di questi due giorni: un omaggio e un ricordo doveroso di una Città, e di una comunità che lui ha amato tantissimo e di cui si è sentito sempre, parte viva e pulsante fino all’ultimo giorno.
In questa occasione, che è ricordo e anche riconoscenza desidero riproporre quasi allo stesso modo un saluto che già rivolsi, lui presente, in occasione della celebrazione dei suoi 90 anni.
Lo volgio riproporre anche se ci sarebbe tanto altro da aggiungere, anche se lo ha fatto già lui nella sua autobiografia di Aquino 50 anni; ritengo comunque che anche se con brevi tratti, qui ci sia l’essenza di tutta la sua vita e di tutto il suo operato, soprattutto in quello civile e culturale, tratti di vita che a noi, parte civile, più direttamente compete ricordare.
“Il presente del passato, è la memoria”, dice S. Agostino. E noi, nel corso di questi anni nelle varie ricorrenze, col richiamo della memoria, abbiamo spesso fatto diventare presente, immagini, storie, persone che non sono più, ma costituiscono anche se a volte non ne siamo consapevoli, l’alimento della nostra vita personale e collettiva; immagini, storie, vite vissute intensamente o meno intensamente che rendono solido il terreno su cui camminiamo e che danno forza al nostro vivere quotidiano, ai nostri progetti, al nostro guardare avanti, alla costruzione della nostra stessa vita.
Anche se oggi tutto scorre tanto velocemente e, a volte, così superficialmente da sembrare che il tempo non ci lasci più nemmeno un momento per riflettere, la memoria ugualmente accompagna la nostra vita e sicuramente ci guida, sia che essa sia conosciuta con l’appellativo di storia, sia con quello di racconto, di ricordo.
Cambia il modo di trasmetterla la memoria e di tenerla viva, e oggi non può che essere così, visti i mezzi più diversi che l’uomo è stato capace di realizzare, ma non cambia la verità di quest’asserzione di S. Agostino.
Lo abbiamo verificato nei momenti in cui abbiamo ricordato il nostro passato.
Ricordandolo, il passato è stato rivissuto, come si rivive e diventa presente ogni volta che facciamo memoria delle vicende delle generazioni che ci hanno preceduto, ma anche di quelle che vivono ancora in mezzo a noi e che, in qualche modo, ancora ci guidano e che nel loro fisico e nella loro mente recano impresso il libro di storia della loro esperienza, della loro attività, delle loro iniziative, del loro “vissuto”, come si dice oggi.
Anche in questo momento corrisponde sicuramente a verità che “la memoria è il presente del passato” perché nel ricordo e nei ricordi che stiamo richiamando, di una lunga vita, come quella di don Battista, noi facciamo rivivere e riviviamo non solo le tappe di una lunga vita, ma i momenti di una grande vita.
Riviviamo con le immagini che passano davanti ai nostri occhi, visti anche nella mostra che è allestita nel Municipio, i momenti, tanti, di cui siamo stati testimoni e che insieme abbiamo vissuto, ma anche quelli che non abbiamo visto e altri, o lui stesso, ci hanno ricordato e raccontato; dalle immagini consuete di tante celebrazioni, di tanti ammaestramenti, di tanti richiami, di tanti sacramenti amministrati e che hanno scandito la vita di tutti noi, alle immagini meno consuete per un sacerdote e che ricordano il suo fortissimo impegno sociale e civile per la nostra Città; una Città che non era la sua, ma che sua è diventata in breve tempo, ed in maniera totalizzante.
Una città di cui per decenni è stato guida in tutti i sensi, non solo spirituale.
Io questa sera, non rappresento soltanto il sindaco di questa Città, della sua Città, ma il cittadino, il parrocchiano, il fanciullo ed il giovane, che in queste diverse fasi della vita, come tanti altri della mia generazione, di quelle precedenti, e di quelle successive, si è trovato coinvolto e condizionato, e sicuramente anche formato direttamente e indirettamente, dalle più diverse iniziative educative e culturali promosse fin dagli anni più lontani.
Tutti conosciamo, per averlo già ricordato altre volte e per averlo egli stesso sottolineato nel suo libro, le sue opere religiose e civili, portate avanti anche e soprattutto in momenti difficilissimi come erano quelli del dopoguerra.
Sappiamo anche come abbia mostrato subito le sue capacità intellettuali ed organizzative, tanto da essere nominato, ad appena ventidue anni, rettore del seminario di Aquino, e in un periodo in cui i candidati a questo incarico certamente non mancavano.
I cittadini, almeno quelli non più giovanissimi, sanno dell’opera instancabile di don Battista Colafrancesco nell’impegno costante e continuo per aiutare i suoi parrocchiani, e non solo loro, a risollevarsi moralmente e materialmente dalla tragedia della guerra; sanno del suo impegno per la ricostruzione della Città in generale e delle strutture parrocchiali in particolare: il palazzo del seminario, la chiesa della Libera, la scuola materna, la grande, nuova Cattedrale in cui ci ritroviamo ormai da quarant’anni; sanno del suo impegno per l’arricchimento artistico della nostra città: ricordiamo le opere che vi si trovano, la suggestiva e prorompente immagine a mosaico, le sue straordinarie raffigurazioni in ceramica delle due cappelle laterali e i due monumenti esterni, a San Tommaso e alla Madonna Immacolata; sanno i suoi cittadini delle tante iniziative di alto spessore degli scorsi anni, valgano per tutte le grandi manifestazioni religiose e culturali susseguitesi fin dagli anni cinquanta, ma anche negli anni precedenti la guerra.
Sanno tutto questo gli Aquinati non più giovanissimi per averlo vissuto e quelli più giovani per averlo sentito, e di tutto questo, e di tanto altro ancora, questa citta gli sarà sempre riconoscente.
Quello che però io vorrei rimarcare, e che ho sempre amato ricordare, perché questo pensiero mi ha sempre accompagnato, come penso, accompagnati tanti della mia generazione, è il suo impegno perché noi conoscessimo, perché avessimo coscienza del mondo che ci circondava da vicino, e di quello più grande, il mondo vero, di cui eravamo praticamente all’oscuro.
Erano gli anni in cui la televisione non c’era, o cominciava a muovere appena i primi passi; erano gli anni in cui i mezzi di trasporto, almeno dalle nostre parti erano quasi inesistenti.
Il cinema, che lui aveva aperto, unico strumento per aprire gli occhi sul mondo, sempre affollato, ce lo ci fece conoscere il mondo: lo fece conoscere a quelli della mia età come anche a quelli più maturi.
Sembrerà quasi incomprensibile oggi, per i più giovani, in un mondo bombardato dalle immagini e in cui conosciamo ogni angolo della terra e ogni avvenimento anche senza muoverci di casa; eppure, fu così, con i film che si succedevano negli anni, due a settimana, con i cinegiornali che riportavano notizie vecchie di mesi, fu così che cominciammo a conoscere il mondo, cominciammo a vederlo per la prima volta con le immagini in movimento, cominciammo a conoscere i grandi personaggi, le grandi storie, come le piccole storie; cominciammo a conoscere i drammi dell’umanità; cominciammo a fare confronti fra le nostre e le altre vite.
Tutto dopo sarebbe stato diverso, ma la formazione mia, e di tanti come me, cominciò allora e la riconosco alla base del mio bagaglio umano e culturale.
E poi, … poi, l’istituzione dei soggiorni estivi fuori del nostro ambiente abituale, le cosiddette colonie, che, anno dopo anno, ci misero in contatto con coetanei di altri centri della diocesi; ci fecero vivere tante esperienze comuni, e per la prima volta ci allontanammo un po’ dalle nostre famiglie; ci fece conoscere concretamente altre realtà, altri territori, altri modi di vivere. In una parola ci schiuse gli occhi alla vita e ci preparò anche in qualche modo, ad affrontare i tanti problemi che la vita non risparmia a nessuno.
Oggi, il fanciullo di allora, nella sua veste istituzionale di rappresentante di questa Città, si è sentito in obbligo a dire una sua parola ed a promuovere questo ricordo ed è felice di poter riconoscere questo lontano debito per questa iniziazione alla vita; altri, ne sono certo, avvertiramo lo stesso sentimento.
Oggi, il fanciullo di allora, è chiamato a celebrare non solo con la parola, questo monumentale via così ricca di storia e così piena di iniziative e di entusiasmo.
Il mio non è, perciò, il consuntivo di una vita così lunga, perché consuntivi non si possono mai tracciare, perché il seme gettato, in certi casi continua a crescere anche ben oltre il momento in cui si lascia la vita terrena.
E’ stato invece questo mio intervento, la partecipazione affettuosa del cittadino di Aquino che insieme a tanti altri cittadini, ricorda; ed è stato il ringraziamento doveroso del Sindaco della sua Città che ugualmente ricorda.
Un momento di partecipazione ed un richiamo perché la sua memoria e la memoria di quanto ha fatto, non vadano disperse.
Ma è stato, questo mio intervento, soprattutto un voler far memoria di questa vita, perché anch’io convinto, che questo filo della memoria, tutto il passato di don Battista Colafrancesco, realmente lo faccia diventare presente, qui, adesso davanti ai nostri occhi e nella nostra mente, e tutti insieme lo riviviamo e lo rivivremo ogni volta che faremo memoria di questi lunghi anni che hanno guidato molta parte della vita di tanti di noi.
L’auspicio è che questo passato che oggi è anche presente, possa essere trasmesso anche ad altri, specialmente più giovani di noi, perché anche gli altri possano sentirsi arricchiti umanamente e culturalmente dal seme da lui gettato attraverso le sue opere nel corso della sua lunga vita.
Se riusceremo a trasmettere, anche solo in parte, questo grande patrimonio spirituale e morale che ci ha lasciato, sicuramente il suo lavoro di tanti anni, sarà un’opera compiutamente realizzata.

 

 


Il sindaco di Aquino Antonino Grincia, scopre la lapide sulla facciata della chiesa del cimitero di Aquino che ricorda la figura di don Battista Colafrancesco, parroco della città di San Tommaso per ben cinquanta anni.

 


La lapide epigrafica posta sulla facciata della chiesa del cimitero di Aquino che riporta la seguente scritta..
"IN QUESTO CIMITERO,RIPOSA DON BATTISTA COLAFRANCESCO, PARROCO DI AQUINO PER 50 ANNI, PARTECIPE DELLA RICOSTRUZIONE MORALE E MATERIALE DOPO LE DISTRUZIONI DELLA GUERRA, BENEMERITO ANIMATORE DELLA VITA SOCIALE E CULTURALE DELLA CITTA', FIGURA EMINENTE DELLA STORIA MODERNA DI AQUINO"...
Il Sindaco Antonino Grincia e la civica Amministrazione nel 5 anniversario della morte.....
Aquino 1 luglio 2007

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